domenica 15 luglio 2012

La crisi siriana

Non si arrestano le atrocità consumate in Siria, sarebbero almeno 56 i morti registrati negli ultimi giorni nel Paese, almeno ciò a quanto riferiscono fonti delle organizzazioni siriane per la difesa dei diritti umani. Immediate le numerose manifestazioni di protesta che si sono levate contro il regime del presidente Assad svoltesi in diversi quartieri di Damasco e Aleppo, dove la polizia ha aperto il fuoco per disperdere la folla. Il presidente francese François Hollande ha invitato Cina e Russia a sostenere il rafforzamento delle pressioni e delle sanzioni sul regime di Damasco, voluto dai paesi occidentali del consiglio di Sicurezza dell’Onu. Evidente è ormai il pressing sul regime da parte della comunità internazionale, quello che invece non appare chiaro è come reagirà lo stesso regime, infatti, il timore alimentato dagli Stati Uniti, è quello dell'eventuale uso di armi chimiche da parte del governo siriano il quale deterrebbe ingenti scorte di gas nervino, iprite e cianuro. Sono convinto che stabilire un ordine democratico in quell’area non significa solo “pace” giacché tale, ma anche possibilità di ripresa economica per l’intera area del mediterraneo. Vedo il Medio Oriente come unico sbocco d’investimento - per quei paesi come l'Italia - necessario alla ri-stabilizzazione economico-finanziaria, senza la quale anche le nostre più avanzate democrazie rischiano grosso. La storia insegna che la crisi - come quella attuale - genera mostri, i quali nell’incertezza generale riescono con estrema facilità ad aizzare le folle e convincerle che ogni nefandezza è giustificata dallo status quo.