domenica 3 maggio 2015

Crimini e società

CrimineAltro tragico fatto di sangue per opera di criminali senza scrupoli. Embè, potrebbe chiedersi qualcuno, perché ci sono criminali che si fanno scrupoli? Ebbene si, possono esserci criminali che nonostante tali qualche punto di domanda se lo pongono. Mentre quelli che il 28.4.2015 (Il Messaggero) hanno agito a Terni no, perché questi individui nonostante la palese differenza di età e condizioni fisiche fra loro e gli aggrediti hanno ritenuto picchiare, legare e imbavagliare due persone anziane e con evidenti problemi di salute. Ma come ho già scritto in altre circostanze e come ribadisco nel corso delle mie lezioni, questo non basta per vedere condannare questi criminali a chissà quale pena esemplare, non basta per tutta una serie di argomentazioni perlopiù giuridiche qui lunghe da illustrare.


Allo stesso tempo non significa nemmeno arrendersi a questa situazione di degrado sociale in cui oggi viviamo. Così come non dobbiamo lasciarci andare a pulsioni sconsiderate nei confronti di chi commette tali crimini. Si badi bene, avere la tentazione di giustiziare sommariamente questa gente è un sentimento che ci sta tutto, però va tenuto a bada, cioè va in qualche misura riassorbito ancora prima di esternarlo, benché solo verbalmente. E dunque in talune circostanze lungi altresì dall’accodarsi al cialtrone (politico) di turno che strumentalizza questi fatti solo per bieco ritorno elettorale.


Ebbene, lasciarsi andare con esternazioni del tipo di quelle che quasi tutti i giorni ascoltiamo quando avvengono fatti di sangue (ci vuole la pena di morte) non serve a nulla se non unicamente ad esternare in maniera irrazionale la propria rabbia. La pena di morte, statistiche accreditate alla mano, non risolve il problema della criminalità, e neppure lo attenua (vedi l’esempio negli stati oltreoceano dove la stessa pena capitale è ancora applicata).


C’è poi del fatto che, come nel caso in esame, gli esecutori del crimine sono stranieri. Ebbene, non ci si illuda che sia tutta opera loro. In casi del genere, c’è sempre dietro la mano del territoriale, la mente, cioè dell’italiano naturalmente che conosce a mena dito le abitudini delle vittime designate.


Il crimine è sempre esistito, dai tempi di Caino, e sempre esisterà. È un fatto sociale che riguarda la parte peggiore dell’uomo e che può e deve essere contenuto, ma che è a dir poco utopico immaginare la sua totale debellazione.


Bisogna rendersi conto che in un paese democratico, fondato sullo stato di diritto, la finalità della pena non è quella di vendicarsi verso il reo per ciò che ha commesso, ma è quella di intraprendere la strada rieducativa per un futuro e corretto reinserimento sociale. Ed è qui che viene la parte complessa della questione!


Abbiamo oramai da anni una classe dirigente complice (se non addirittura solidale) del degrado sociale cui siamo arrivati, ed è comprensibile quando alcuni sostengono che il loro posto non dovrebbe essere quello cui risiedono, bensì dovrebbe essere la cella di fronte a quella dei criminali, dove possono guardarsi in faccia, poiché seppur per questioni diverse, sembrano fatti della stessa materia.


Aggiornamento del 6 giugno 2015


La colf infedele, anch'ella italiana, avrebbe contribuito all'organizzazione della rapina. Il Messaggero.


Aggiornamento del 19 maggio 2015


Gli inquirenti stanno chiudendo il cerchio attorno agli organizzatori (italiani) del crimine. Il Messaggero.